Il trend nel mercato dell’arte
Non dobbiamo pensare che il mercato dell’arte è qualcosa di unicamente riservato a quell’1% di popolazione che può permettersi di sborsare 84 milioni di dollari per un dipinto di Francis Bacon (vendita più alta registrata nel 2020, considerevolmente più bassa rispetto ai quasi 111 milioni di dollari spesi nel 2019 per “Meules”, un’opera di Monet del 1890).
Cerchiamo di volare decisamente più bassi e capire che il mondo del collezionismo d’arte è un mondo estremamente vasto, che parte da opere alla portata del piccolo investitore, che potrà rimanere appagato dalla bellezza di queste perle dell’arte antica russa fino ad arrivare ad alti livelli di collezionismo. È anche vero, che la preziosità di un opera e di conseguenza il suo valore è dato anche dalle rifiniture e particolari, (rize e basme) d’oro, argento, smalti e pietre preziose.
È il momento giusto per investire nell’arte?
Durante la prima fase della pandemia, come per tanti settori, si è registrata una caduta del mercato in generale, ma che già dalla seconda metà del 2020 ha mostrato decisi segni di ripresa, anche grazie alla stabilità di un mercato maturo, forte del valore della proposta.
La risposta complessiva quindi è sì, in questo momento investire nell’arte è una mossa che sta ingolosendo molti e che si prevede ripagherà in futuro, quando i grandi collezionisti torneranno a vendere con più sicurezza. Gli investitori sono sempre più numerosi e variegati, anche grazie al risparmio complessivo derivato dalle limitate spese dedicate a viaggi e hobbies durante la pandemia.
Economia e finanza nel collezionismo d’arte
Prendendo spunto da un articolo di FINECONOMY
In una fase di mercato complessa, in cui le preoccupazioni sul futuro sono state acuite dall’emergenza sanitaria, molti risparmiatori continuano a preferire la liquidità. Lo confermano i dati di marzo dell’ABI, secondo i quali i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati di oltre 146 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1.749 miliardi, con un incremento del +9,2% su base annua.
Una perdita di valore certa
Peccato che non sia affatto il momento giusto per lasciare tutto il proprio patrimonio depositato sul conto corrente. Una cosa infatti è evidente: l’ingente liquidità parcheggiata sui conti ha un costo per tutti, in particolare per l’Italia e per i risparmiatori. I depositi di questi ultimi sono esposti a una perdita di valore certa. Da un lato, perché le Banche centrali e governi stanno spingendo l’inflazione oltre il 2%. Tenere fermi i risparmi non solo non fa guadagnare nulla, ma comporta una perdita del potere di acquisto di pari entità per le somme depositate sul conto.
Avvantaggiarsi di cali momentanei del mercato per accaparrarsi opere d’arte a costi promozionali
L’ingresso graduale si propone di limitare il rischio di un investimento nei tempi sbagliati o di rimandarlo chiedendosi continuamente se sia il momento giusto per investire. Si possono inoltre sfruttare algoritmi basati sulle norme della finanza comportamentale, tramite i quali gli acquisti vengono modulati in funzione dell’evoluzione delle quotazioni. Questo agevola la possibilità di avvantaggiarsi dei cali momentanei del mercato e posizionarsi tempestivamente per capitalizzare il successivo rimbalzo. In tutti i casi, il semplice meccanismo del PAC consente di avvicinare al mercato azionario gli investitori meno propensi al rischio grazie alla capacità di ridurre il rischio dell’investimento mediante l’acquisto frazionato nel tempo.
E non per ultimo, questo è il momento delle opportunità.
La ripresa coincide anche con la possibilità di accaparrarsi opere a costi promozionali, proprio per rendere tangibile la ripresa economica globale.
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