Classificazione: Icona da collezione
Russia: Scuola di Mosca
Periodo: Fine XVIII secolo- ovale fondo oro
Dimensione: cm 24 x 17
Descrizione:
Nell’icona è raffigurato il Santo Apostolo ed Evangelista Matteo, che viveva a Cafarnao di Galilea ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse.
Mentre svolgeva il proprio mestiere con il suo banco all’aperto Gesù, poco dopo aver guarito un paralitico, lo vide e lo chiamò: Matteo si alzò di colpo, lasciò tutto e lo segui.
Da quel momento cessarono di esistere i tributi, le finanze, i Romani; tuffo cancellato da quella parola di Gesù: “Seguimi”.
Gli Evangelisti Luca e Marco lo chiamavano anche Levi, che potrebbe essere stato il suo secondo nome; ma gli dettero il nome di Matteo nella lista dei Dodici scelti da Cristo come suoi inviati: “Apostoli”.
Si sa pochissimo della sua vita: viene citato per nome con gli altri Apostoli negli Atti subito dopo l’Ascensione al cielo di Cristo; come pure risulta presente con gli altri Apostoli alla elezione di Mania, che prende il posto di Giuda Iscariota.
Non sappiamo molto della vita di Matteo dopo la morte di Cristo.
Alcuni ritengono che si sia dedicato all’evangelizzazione degli ebrei, mentre altre versioni lo rintracciano in oriente e parlano di soggiorni in Persia e in Etiopia.
Si ritiene che abbia subito il martirio per la sua fede e la gloria di Cristo.
Il suo Vangelo è stato a lungo ritenuto il primo dei quattro testi canonici, mentre gli studi odierni mettono a quel posto il Vangelo di Marco.
Diversamente dagli altri tre il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua ebraica secondo gli scrittori antichi: quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina.
Protettore di: banchieri, contabili, doganieri, guardia di finanza, ragionieri
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Matteo, che prima si chiamava Levi, è l’autore del primo Vangelo, che scrisse in aramaico, ed è uno dei primi Apostoli che Gesù chiamò alla sua sequela.
Giudeo di nascita, figlio di Alfeo, secondo S. Marco egli esercitava il mestiere di gabelliere in Cafarnao.
Quando il Maestro Divino gli disse di seguirlo, stava appunto seduto al banco delle gabelle sulle rive del lago.
Ecco il tratto evangelico : « E Gesù tornò verso il mare; e tutto il popolo andava a lui e li ammaestrava. E nel passare vide Levi d’Alfeo, seduto al banco della gabella, e gli disse : Seguimi. Ed egli, alzatosi, lo segui ».
Mirabile generosità! Matteo aveva un ufficio che gli assicurava una certa agiatezza.
Ma questa pronta rinuncia ai beni per seguire Gesù gli meritò una tale abbondanza di grazia da raggiungere le più alte cime della perfezione cristiana. S. Matteo ebbe in seguito la fortuna di ospitare in casa sua il Salvatore, onde i Farisei si scandalizzarono moltissimo, perché Gesù mangiava coi pubblicani e coi peccatori.
Ma conosciamo la solenne risposta di Gesù: « Non son venuto per i sani, ma per i malati ».
Ricevuto lo Spirito Santo nella Pentecóste, predicò il Vangelo nella Giudea e nelle contrade vicine e poco dopo la dispersione degli Apostoli per il ‘mondo, scrisse il Vangelo destinato ai Giudei.
- Matteo, siccome scriveva per i suoi connazionali, volle dimostrare che Gesù Crocifisso era il Messia aspettato, il Redentore d’Israele profetato dalle Scritture. Ad ogni passo infatti si trova l’espressione: « Come è stato scritto da Isaia profeta, dai profeti », ecc. ecc.; e minuziosamente prova come le profezie e le promesse dell’Antico Testamento si siano compiute in Gesù Cristo.
Predicò poi il Vangelo nell’Africa, in Etiopia, e si sa per testimonianza di Clemente Alessandrino, che praticava l’esercizio della contemplazione e conduceva vita austerissima, non mangiando altro che erbe, radici e frutta selvatica.
Fu trucidato da una squadra di feroci pagani, mentre celebrava il santo sacrificio.
Le sue reliquie furono trasportate dopo trecento anni in Bretagna, e di qui nella sontuosissima cattedrale a lui dedicata nella città di Salerno.
Come gli altri Evangelisti, anche S. Matteo è figurato dai quattro misteriosi animali descritti dal profeta Ezechiele, e nell’Apocalisse da S. Giovanni.
Matteo fu simboleggiato nell’uomo alato (o angelo), perché il suo Vangelo inizia con l’elenco degli uomini antenati di Gesù Messia.
Il primo padre della Chiesa a far riferimento alle quattro misteriose figure come simboli degli Evangelisti è stato Sant’Ireneo.
Egli intende reagire vigorosamente alla proliferazione dei vangeli apocrifi che andavano sorgendo ovunque, come pure ad alcune forme di eresia che andavano spuntando, ribadendo il numero quaternario dei Vangeli autentici ed ispirati da Dio.
Egli quindi afferma che come quattro sono i punti cardinali e quattro gli esseri viventi dell’Apocalisse, così quattro sono i veri Vangeli che Dio ha dato alla sua Chiesa.
Ireneo si spinse oltre argomentando dal fatto che il vangelo quadriforme rappresenta le quattro caratteristiche del Cristo, che è re come il Leone; vittima sacrificale e sacerdote, come il vitello sacrificato nello Yom Kippur dal sommo sacerdote: uomo perché nato da donna: e aquila perché dal cielo effonde sulla chiesa il suo Spirito Santo.
L’idea di Ireneo venne ripresa in seguito da altri antichi padri, fino ad arrivare a San Girolamo che la elaborò e la perfezionò in maniera tale che finì col diventare la interpretazione classica che si impose e giunse fino a noi.
Anzitutto San Girolamo vide nelle figure dei quattro esseri viventi il simbolo che esprime la totalità del mistero di Cristo Gesù nella sua Incarnazione (l’uomo), Passione (il bue), Resurrezione (il leone) e Ascensione (l’aquila).
Le quattro figure dunque simboleggiano le quattro fasi della vita di Cristo, come si esprime con una densissima, concisa formula San Girolamo: “nato come uomo, morì come un vitello sacrificale, fu leone nel risorgere e aquila nella sua ascensione”.
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Questa icona, di forma ovale e su fondo oro, era parte integrante di una Porta Regale di una iconostasi, nella quale era collocata insieme agli altri tre Evangelisti ed all’Annunciazione. L’Evangelista è raffigurato con il Vangelo aperto, senza alcun simbolo: nell’iconografia russa i simboli collegati agli Evangelisti non sono fissi, come da noi, ma ruotano liberamente da uno all’altro, in quanto il messaggio da trasmettere ha un collegamento esclusivo con l’Evangelista.
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