Uno sguardo su ciò che rappresenta
Icona è il termine usato per indicare immagini sacre dell’arte bizantina e dell’arte russa, designando in modo specifico la pittura su tavola in legno.
La funzione essenziale dell’icona è quella di portare agli occhi ciò che la parola porta all’orecchio. L’immagine è come una presenza che si propone al nostro sguardo come una finestra aperta sul mondo Divino per poter entrare in comunione con Cristo, con la Madre di Dio, con i Santi, con gli Angeli. L’icona è in perfetta sintonia con la preghiera, unico mezzo di comunicazione con il mondo soprannaturale.
L’icona nasce e si diffonde a partire dal IV secolo, quando la Chiesa era ancora unita. le icone sono dunque patrimonio di tutta la cristianità. La pittura delle icone rappresenta una stupenda forma d’arte. Le figure sono ritratte secondo i canoni di un antinaturalismo che nella teologia delle icone doveva servire a sottolineare la dimensione spirituale dei misteri, degli eventi e dei personaggi sacri. L’arte nell’icona non è secondaria o marginale: ciò che è importante è Dio, il Mistero di Dio, che tramite quest’arte viene espresso.
Per la Chiesa, come viene espresso nei suoi Concili, l’icona è un “Sacramentale partecipe della sostanza divina”, il che equivale a dire che è il luogo in cui Dio è presente e si può incontrare.
Nel Concilio di Efeso l’icona è definita “tempio”, cioè un luogo in cui chi è raffigurato è anche misteriosamente presente. Nell’icona il Dio-uomo si avvicina a noi, ricordandoci che anche noi siamo icona di Dio, che quindi il nostro destino è diventare come Lui. L’icona è quindi un “segno sacramentale”. L’icona è perciò entrata a far parte dell’universo simbolico della liturgia, con il carattere evocativo di una presenza; poi la tradizione ha sviluppato una collocazione delle icone anche nella casa, nell’angolo bello.
L’icona è un prezioso strumento dell’arte sacra che aiuta l’approfondimento spirituale: i suoi colori simbolici ed i suoi canoni pittorici, le stesse sue modalità di composizione ad opera di un iconografo preceduta dalla contemplazione del mistero che si vuole raffigurare, dall’ascesi e dalla preghiera, la rendono “luogo” teologico, liturgico, sacramentale.
Importanti centri di tradizione iconografica furono la Palestina, la Siria, l’Egitto, Bisanzio e, naturalmente, la Russia, dove la produzione delle icone divenne elemento caratteristico dell’arte e della fede. L’idea, forza che sottostà alla maggior parte delle raffigurazioni iconografiche, è il mistero dell’Incarnazione e su di esso si basa e si afferma la venerazione delle icone.
Ricordiamo che una delle funzioni dell’icona è stata quella di essere un “medium”, questo delle immagini, più efficace della parola scritta che nella società medioevale sarebbe stata fruibile da pochi. Allora le immagini, insieme alla musica sacra e alle liturgie (celebrazioni, processioni, ecc.) divennero il modo più efficace per portare al popolo i complessi contenuti della teologia cristiana medioevale. Funzione peculiare dell’icona è quella di portare davanti agli occhi quel che la parola porta all’orecchio, perché si fissi nelle profondità del cuore. Il suo linguaggio simbolico è perfettamente accessibile a chiunque sia aperto e disponibile ad accoglierlo.
L’icona riunisce nel suo linguaggio e nei suoi canoni, dettati dalla Chiesa, tutta la cristianità, pur raggiungendo espressioni profondamente originali in ogni area geografica e nazionale. Oggi riproporre l’icona significa tornare alle radici della profonda unità che riconosce in Cristo il Signore del cosmo e della storia, la chiave di volta dell’universo.
(internetica.it)