Le tradizioni russe – il Natale
In Russia le rappresentazioni del Natale raccontano una cronologia spirituale unica, specifica della religiosità del suo popolo e della sua cultura. Il Natale russo ci dona uno sguardo comprensivo della storia russa. Il tratto che emerge per primo, forse il più evidente, è la data in cui si festeggia il Natale: 7 Gennaio, secondo il calendario gregoriano, sfasato di 13 giorni rispetto al calendario giuliano, che la Chiesa Ortodossa tuttora adotta. Questa differenza, una delle tante frontiere che distinguono il mondo russo da quello europeo, insieme al diverso alfabeto, alla confessione religiosa ed all’arte sacra, è dovuto alla necessità di Papa Gregorio XIII di normalizzare la festa mobile della Pasqua. Il Natale infatti è al secondo posto, a testimoniare come la Resurrezione di Cristo riceva una maggiore attenzione rispetto alla Nascita del Salvatore. Lo dimostrano anche le cosidette “icone della Natività”, tra cui quella celebre di Andrej Rublёv, in cui il Cristo Bambino nasce in un mondo freddo e ostile, avvolto in bende bianche che rappresentano la divinità, in contrasto con l’oscurità della grotta che rappresenta le tribolazioni e le sofferenze del mondo umano.
L’importanza del Natale russo va però oltre la sua collocazione ecclesiastica, ed è particolare poiché riflette sia i ritmi dell’anno che quelli degli eventi storici. Adottato in Russia intorno all’anno 988 dal Gran Principe Vladimir, il Natale è rimasto identico per nove secoli, assumendo le tipiche forme cristiane. La tavola russa veniva imbadita di dodici portate, che ricordavano i dodici apostoli, ma non era un banchetto festoso; piuttosto un momento di raccoglimento interiore e comunitario, motivo per cui venivano servite pietanze magre. Inoltre, si osservava un digiuno fino al sorgere in cielo della prima stella, a ricordare la cometa di Betlemme.
Alcune tracce della Russia precristiana, per la vicinanza al giorno più buio dell’anno, sono rimaste a lungo in uso: si operavano certi rituali per scongiurare la cattiva sorte ed attrarre quella buona (a colazione non si serviva acqua per non rischiare di soffrire la sete durante l’anno; le donne pulivano al meglio le abitazioni e mettevano il vestito bello, poiché questo favoriva un buon raccolto). Inoltre, il giorno della vigilia, in una sorta di festa gioiosa, si indossavano pelli di vari animali e ci si aggirava per le strade suonando e facendo rumore, mentre ragazzi e ragazze improvvisavano danze frenetiche e caotiche, abbandonandosi a un linguaggio licenzioso permesso solo in quell’occasione.
Questo insieme tradizionale conobbe un acuto momento di crisi con la Rivoluzione del 1917 e la laicizzazione di massa. Le autorità sovietiche si impegnarono per tutti gli anni ’20 a sradicare i costumi delle feste religiose. Il Natale, in quanto giorno festivo, venne soppresso insieme al tradizionale albero (che pure era stato introdotto in Russia da Pietro I il Grande) e fu proibito l’uso pubblico. Poi nel corso degli anni ’30 venne operato un parziale cambio di rotta tentando di sostituire le festività religiose con le solennità laiche e civili e si concentrò sul Capodanno tutta la carica celebrativa collettiva. Anche alcune figure del folklore russo furono adattate e divennero famosissime, come Ded Moroz (Nonno Gelo, una sorta di Babbo Natale) e sua nipote Sneguročka (la “fanciulla delle nevi”).
Infine, con la conclusione dell’esperienza comunista, il Natale è ritornato a essere riconosciuto. La festività religiosa oggi è appaiata a quella, molto sentita, del Capodanno civile; le tavole non sono più costellate di piatti magri e in generale amche in Russia si è andata sviluppando una certa visione consumista, occidentalizzante della festa. Comunque, rimane difficile tracciare una netta linea di separazione tra il sentire religioso e quello laico. Nel corso del XX secolo i costumi, la vita quotidiana e la concezione del mondo del popolo russo sono rimasti compenetrati sia dalla religione cristiana, incarnata dalla Chiesa ortodossa, sia dalle autorità secolari dello Stato: i due poteri che poi si ritrovano a celebrare il Natale russo nella Cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca.