Non vi è sorriso nei volti iconografici.
Avete mai notato un sorriso velato o marcato nelle immagini iconografiche? Perché i volti raffigurati nelle icone non sorridono? Peche il sorriso non costituisce un tratto proprio dell’immagine iconografica? In cosa consiste il significato di tale assenza? Sorridere non è peccaminoso. Però sorridere è un’emozione naturale, un’emozione terrena, umana.
L’icona ci parla di qualcosa che sta al di sopra della natura; è l’immagine di un’altra realtà, una realtà trasfigurata, una immagine del Mondo Divino. L’icona non è un ritratto, ma l’immagine trasfigurata e idealizzata di una figura umana. Nella terminologia iconografica, il viso è chiamato il volto, in quanto non mostra la condizione naturale dell’uomo, ma piuttosto la sua natura trasfigurata.
Cristo disse: “colui che ha visto me ha visto il Padre”; perciò l’immagine raffigurata di Cristo su un’icona è una rappresentazione non solo di se stesso, ma per mezzo di lui, ci troviamo di fronte a Cristo. In altre parole, il significato ed il contenuto delle icone non è da vedere e valutare come se fosse su un piano umano.
Questo non significa che ogni emozione deve essere assente dall’icona. L’emozione è espressa nell’iconografia attraverso i gesti: il gesto benedicente dell’arcangelo Gabriele nell’icona dell’Annunciazione; l’elevazione delle mani in preghiera verso il cielo nell’immagine della Madre di Dio Orante; o ancora, la mano sulla guancia come espressione di sofferenza, con cui la Vergine è raffigurata sotto la Croce.
Gli occhi sono di fondamentale importanza per l’icona. Nelle icone antiche erano raffigurati grandi, come se fossero spalancati. La nota espressione che “gli occhi sono lo specchio dell’anima” si applica, al meglio, nell’icona. Rimarcare gli occhi crea l’effetto che non sei tu che stai guardando l’icona, ma è l’icona che guarda te. Questa non è una emozione, ma piuttosto un’espressione.
Infine, la luce fornisce intensità emotiva nell’iconografia. Pertanto, gli affreschi e le icone di Teofane il Greco sono descritti come pieni di energia ed hanno una luce molto intensa, come se esplodesse da dentro, poiché l’icona è essa stessa luce. Al contrario, le icone di Andrej Rublev sono caratterizzate come tranquille, e contemplative, perché la luce si riversa uniformemente sulla superficie delle icone con i volti illuminati da una luce interiore.
Non troverete volti sorridenti nell’iconografia classica sia di Bisanzio sia della Rus’, perché questi sono i volti di coloro ai quali ci rivolgiamo in preghiera. Anche i personaggi secondari sono raffigurati quasi senza alcuna emozione.
Nessuno sorride nelle icone, non perché sorridere è un peccato, o perché il Mondo Divino è un luogo triste, ma perché l’icona è una rivelazione non solo su Dio, ma anche sull’uomo; la natura umana dei santi rivela una profondità molto più grande di quanto siamo abituati a percepire nel nostro mondo naturale, umano.
Le Sante Icone sono…di un altro mondo!